DeepFake e detection, lo stato dell'arte

DeepFake: il falso che ti ruba la faccia e la privacy

Garante Privacy: il falso che ti ruba la faccia e la privacy

Anche il Garante italiano per la protezione dei dati personali, è entrato nel merito del problema per far conoscere il più possibile il fenomeno. Con questo scopo ha messo a punto una scheda informativa per sensibilizzare gli utenti sui rischi connessi agli usi malevoli di questa nuova tecnologia. 

L’infografica (scaricabile cliccando sull’immagine qui sotto), riporta in estrema sintesi il fenomeno del deepfake, sottolineando gli aspetti pericolosi soprattutto per le persone più giovani. Alcune applicazioni riportate riguardano il deepnude, il cyberbullismo e il cybercrime. Molto utile per la semplicità con cui è presentato, conclude la presentazione con alcuni consigli su come proteggersi

Abbiamo voluto riportare alcune parti dell’infografica per renderlo maggiormente fruibile sul web. Il documento qui allegato è più completo e se ne consiglia la lettura e la diffusione (qui il link sul sito del Garante).

Deep Fake composition image

Il DeepNude

Il Garante affronta anche il tema del deepnude. In queste “particolari tipologie di deepfake, persone ignare possono essere rappresentate nude, in pose discinte, situazioni compromettenti (ad esempio, a letto con presunti amanti) o addirittura in contesti pornografici.
Con la tecnologia del deepnude, infatti, i visi delle persone (compresi soggetti minori) possono essere “innestati”, utilizzando appositi software, sui corpi di altri soggetti, nudi o impegnati in pose o atti di natura esplicitamente sessuale.
E’ anche possibile prendere immagini di corpi vestiti e “spogliarli”, ricostruendo l’aspetto che avrebbe il corpo sotto gli indumenti e creando immagini altamente realistiche.

Il Cyberbullismo

II video deepfake possono essere creati ad hoc per realizzare veri e propri atti di cyberbullismo, che hanno come vittime soprattutto giovani. Un deepfake può essere realizzato per denigrare, irridere e screditare le persone coinvolte, o addirittura per ricattarle, chiedendo soldi o altro in cambio della mancata diffusione del video oppure per la sua cancellazione se è già stato diffuso.

Il Cybercrime

Il deepfake può essere utilizzato per attività telematiche illecite, come lo spoofing (il furto di informazioni che avviene attraverso la falsificazione di identità di persone o dispositivo, in modo da ingannare altre persone o dispositivi e ottenere la trasmissione di dati), il phishing e il ransomware.

Come proteggersi

Le grandi imprese del digitale (piattaforme social media, motori di ricerca, ecc.) stanno già studiando e applicando delle metodologie per il contrasto al fenomeno, come algoritmi di intelligenza artificiale capaci di individuare i deepfake o sistemi per le segnalazioni da parte degli utenti, e stanno formando team specializzati nel monitoraggio e contrasto al deepfake. E le Autorità di protezione dei dati personali possono intervenire per prevenire e sanzionare le violazioni della normativa in materia di protezione dati.

Tuttavia, il primo e più efficace strumento di difesa è rappresentato sempre dalla responsabilità e dall’attenzione degli utenti. Ecco allora alcuni suggerimenti:

– Evitare di diffondere in modo incontrollato immagini personali o dei propri cari. In particolare, se si postano immagini sui social media, è bene ricordare che le stesse potrebbero rimanere online per sempre o che, anche nel caso in cui si decida poi di cancellarle, qualcuno potrebbe già essersene appropriato.

– Anche se non è semplice, si può imparare a riconoscere un deepfake. Ci sono elementi che aiutano: l’immagine può appare pixellata (cioè un pò “sgranata” o sfocata); gli occhi delle persone possono muoversi a volte in modo innaturale; la bocca può apparire deformata o troppo grande mentre la persona dice alcune cose; la luce e le ombre sul viso possono apparire anormali.

– Se si ha il dubbio che un video o un audio siano un deepfake realizzato all’insaputa dell’interessato, occorre assolutamente evitare di condividerlo (per non moltiplicare il danno alle persone con la sua diffusione incontrollata). E si può magari decidere di segnalarlo come possibile falso alla piattaforma che lo ospita (ad esempio, un social media).

– Se si ritiene che il deepfake sia stato utilizzato in modo da compiere un reato o una violazione della privacy, ci si può rivolgere, a seconda dei casi, alle autorità di polizia (ad esempio, alla Polizia postale) o al Garante per la protezione dei dati personali.