La Russia blocca l’uso delle VPN

L’agenzia federale russa responsabile della supervisione delle comunicazioni, Roskomnadzor, ha bloccato l’accesso ai servizi di Virtual private network (Vpn), tra i più usati dagli utenti per localizzarsi in altre parti del mondo e proteggere il traffico dei dati in entrata e in uscita.

L’amministrazione russa non è nuova a questo tipo di intervento e la motivazione scelta questa volta è senza dubbio tra le più gettonate da chi non vuole rendere discutibile la scelta. L’accesso è bloccato per impedire l’accesso a contenuti illegali, specificando solo quelli che vengono accolti da tutti come reati gravi e quindi rendere il blocco condivisibile, cioè visualizzare contenuti pedopornografici o comprare droga online… lasciando vago il resto, su cosa sia legale e cosa no.

In passato il governo aveva adottato una serie di misure per aumentare il proprio controllo su internet negli ultimi anni, comprese leggi controverse che impongono alle aziende di archiviare i dati degli utenti russi su server situati nel Paese. Ha anche imposto diverse multe ai giganti dei social media per non aver rimosso contenuti che per le autorità violerebbero le leggi locali. Tra questi, per esempio, vi sono messaggi che, secondo Mosca, incoraggiano i minori a partecipare a proteste non autorizzate. Motivo per cui è da tempo nel mirino la stessa Telegram, lanciata nel 2013 dallo sviluppatore russo Pavel Durov.

La cosa che lascia il dubbio su questo ennesimo atto contro la libertà su internet è il fatto che in vista ci sono le elezioni parlamentari, ed ogni sistema è utile a tenere a bada i dissidenti.

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