Pietro Paolo Mennea, il Grande
Era il 28 giugno 1952, e forse proprio perchè nato il giorno prima della rimembrenza dei Santi Pietro e Paolo che i genitori gli hanno voluto dare il nome di Pietro Paolo. Ci piace chiamarlo “il Grande“, come Pietro I di Russia (era alto 2,03) zar e primo imperatore di Russia, nato anche lui a giugno il 9 però del 1672.
Pietro Mennea è stato grande per i risultati che ha ottenuto, nei modi con i quali li ha ottenuti. Non solo il record del mondo dei 200 m. di 19″72, ottenuto alle Universiadi di Città del Messico del 1979, un anno prima dell’oro olimpico di Mosca 1980. Ma sopratutto per quella che è stata la sua storia, di grande valore umano e di insegnamento per tutte le generazioni di sportivi e non solo. Le sue parole ce lo spiegano meglio di qualsiasi altra cosa:
“Quello della Silicon Valley, quello che ha detto che bisogna essere affamati e folli, mi fa ridere. Noi non avevamo niente e volevamo tutto. Eravamo cinque figli, quattro maschi e una femmina. Mio padre Salvatore era sarto, mia madre Vincenzina lo aiutava, a me toccavano i lavori più umili: fare i piatti, pulire la cucina, lavare i vetri. Avevo tre anni quando mamma mi mandò a comprare un bottiglione di varechina che mi si aprì nel tragitto, porto ancora i segni sulle mani. Papà veniva da una famiglia di undici figli, due si erano fatte suore, non c’era da mangiare a casa. Quando ho iniziato a correre i calzoncini me li cuciva lui. Oggi non mi entrano più, nemmeno al braccio, ma li tengo ancora. Le prime scarpe da gara le ho prese più grandi, dovevo ancora crescere, sarebbero durate. La tv non la tenevamo, si andava al circolo degli anziani, era su un baldacchino, pagavamo 50 lire per vederla. Ce l’avevo la rabbia dentro, eccome”.
Quest’anno sarebbero stati 69 anni, indimenticabile!
Al minuto 12 e 32 sec. della I parte dell’intervista vi consigliamo una sua narrazione sulle diete.